17/11/11

Svegliarsi

Svegliarsi.

Bianca distesa di sterpi, frammenti
Di alberi e foglie morte,
D’autunno al limitar l’inverno,
Soffio di ghiaccio che scivola nella fredda valle
E gocce solide di un’alba incompiuta.

Osservo una vaga impronta là sul selciato
Solitaria traccia di un ricordo spettrale.

Da una crepa non vista un respiro
Profumo di nebbia e bruma collosa,
Lento si adagia funereo uno spazio immoto
Pallido sudario che avvolge i campi intorno,
E il silenzio fiorisce nella stanza in petali di grigio.

Sprofondo in questo mattino lontano,
Altro mio tempo.

05/10/11

Bardo Thodol

Mi osservo dall'alto del soffitto, fluttuando in questa atmosfera densa che disperde i contorni delle cose in un arcobaleno di fatemorgane. Vedo l'osso craniale divelto, l'encefalo bianco come il teschio di un antico Faraone aggredito da una massa di cagnotti guizzanti. Lascio dietro il mio trapasso questi residui genomici nel loro marcire, mentre nuove definizioni del concetto stesso di esistenza si estendono davanti a me. Un tunnel di tenebra si apre poco lontano, impaziente di ghermirmi. Sono molto più interessato all'analisi delle sensazioni, prima di inabissarmi devo trovare una spiegazione di questo freddo pungente che mi assale.

29/09/11

Intervista a Marco "Antares666" Moretti su Quaz-Art-it




Ecco l'intervista fatta a me dal carissimo amico Alessio Brugnoli e pubblicata su Quaz-Art, lo spazio espositivo virtuale ideato per dare visibilità alle avanguardie artistiche. Colgo l'occasione per ringraziare di cuore Alessio e gli altri membri della Redazione di Quaz-Art, facendo a tutti loro i miei più sentiti complimenti per la preziosa opera che portano avanti. Per leggerla basta seguire il link qui sotto:


Riporto in questa sede alcuni brevi estratti:

Cos'è per te l'avanguardia? Come potrà evolversi la letteratura italiana? Come può uscire dalla sua torre d'avorio e ricominciare a descrivere la vita?

È avanguardia tutto ciò che si esprime attraverso idee e forme nuove, che nessuno prima avrebbe potuto immaginare, e soprattutti paradigmi, ovvero modi di vedere l'esistenza. Un'associazione incapace di trasmettere paradigmi, penso che non possa essere definita avanguardia. Certo, i rischi sono numerosi: anche un'avanguardia promettente può sclerotizzarsi e finire col decadere fino a disgregarsi in polvere. Occorre evitare di cristallizzarsi in stereotipi e di consumarsi in inutili rivalità interne ed esterne. È indispensabile riuscire a seguire i flussi informativi e a non esserne sopraffatti. A parer mio, ogni prodotto di un'avanguardia deve in qualche modo fondarsi su una forma di Pensiero Forte. Una volta un commentatore mi ha fatto notare che nei miei post c'è qualcosa di medievale e potente che li rende ben diversi dal postmodernismo balbuziente di fronte al concetto stesso di Verità. Quel commento ha molto contribuito ad aumentare la mia sicurezza. Il Pensiero Indebolito che degenera nell'inconsistenza cognitiva non è una buona strada, perché porta alla dispersione entropica. Vedo in Italia esperimenti molto interessanti e meritori, che porteranno di certo a un grande fioritura artistica.

Cos'è il Connettivismo? Che ti ha spinto ad avvicinarti a questo movimento?

Ho incontrato il Connettivismo per la prima volta nel 2004, quando da poco ero diventato un blogger in Splinder. I miei occhi cadevano sempre sui post di Sandro "Zoon" Battisti in homepage, e sentivo lo strano ed oscuro fascino del blog Cybergoth. Sandro "Zoon" aveva fondato il portale insieme a Giovanni "X" De Matteo e a Marco "Pykmil" Milani, e vi aveva pubblicato un sublime Manifesto.

Così agli inizi del 2005 ho cominciato ad apporre come commenti alcuni testi nello stile di Cybergoth, e da ciò è nata la mia adesione al Movimento Connettivista.

Ho subito visto qualcosa di completamente nuovo nello scenario culturale non solo italiano ma anche mondiale: l'aggregazione di memi, ossia di pacchetti di informazione, che si condensavano fino a creare piccoli gioielli, ogni post in pratica era come un universo. Così la mia partecipazione a Cybergoth è divenuta realtà.


Da quel momento in poi è stato un crescendo, una grande espansione, che ha portato il Movimento a molteplici progetti come la pubblicazione della Fanzine cartacea Next, diverse antologie di racconti, la trasmissione musicale Tersicore, edizioni della NextCon ed altro ancora.

Quello che distingue il Connettivismo è la sua natura eclettica, che non si ispira a una forma di pensiero unico imposto con la forza a tutti i suoi membri, ma lascia ad ognuno la possibilità di suonare uno strumento diverso pur contribuendo tutti a una grande sinfonia e alla diffusione dei propri paradigmi.


Perché la Fantascienza? E' veramente una letteratura di idee? Oppure si limita a rappresentare gli incubi e le paure del presente?


La Fantascienza è un mezzo potente per diffondere idee, verso cui purtroppo esistono ancora tenaci pregiudizi: ogni tanto mi imbatto in qualcuno che la ritiene una specie di pornografia.

Di certo è un genere legato indissolubilmente all'incubo, ma questo non ne esaurisce affatto le possibilità espressive. Mi dispiace che per molti l'attrattiva della Fantascienza consista in una serie di feticci, come robot, astronavi, macchinette varie e mostri, senza nulla oltre questa parvenza fenomenica.


Questo feticismo impedisce di guardare gli immensi panorami che si estendono al di là dell'oggetto e di scorgere profondità filosofiche. Quello che ha reso grande Philip K. Dick non sta certo in trovate tecnologiche spesso inverosimili, ma nella sua consapevolezza della natura labile della realtà che diamo per scontata.


Purtroppo noto un'altra tendenza distruttiva: molti si imbarcano in discorsi interminabili sul declino della Fantascienza, arrivando a compiere una specie di improduttivo harakiri spirituale, tediando all'infinito i partecipanti a mille convegni con disquisizioni cervellotiche sulle cause di questa decadenza.

[leggi su Quaz-Art.it]

“Notturno alieno”: SF nerissima!

Esce per l’editore Bietti una singolare antologia che mischia fantascienza e noir; 24 autori nostrani si cimentano con gli stilemi dei due generi.

[Estratto da DarioTonani.it]

Un’antologia di fantascienza italiana dall’identità ben definita. Trasversale ai generi. Dichiaratamente “nerissima”. E’ quella in uscita per Bietti Editore (Milano) e curata da Gian Filippo Pizzo. S’intitola “Notturno alieno” e ospita i racconti di 24 scrittori nostrani tra i più accreditati sulla piazza, taluni provenienti proprio dal genere attiguo del giallo e del noir.

Il progetto, assolutamente inedito nel panorama italiano, era quello di far misurare gli autori con l’ibridazione tra science fiction e noir, chiedendo loro di ambientare le storie in location “aliene”: stazioni orbitanti, astronavi, pianeti lontani. Il tutto, come spiega il curatore Gian Filippo Pizzo, evitando la scorciatoia del già visto, magari traslando la Los Angeles di Blade Runner su qualche sperduto mondo dello spazio esterno.

Racconti di Donato Altomare, Claudio Asciuti, Cristiana Astori, Selene Ballerini, Sandro Battisti, Carlo Bordoni, Giovanni Burgio, Andrea Carlo Cappi, Stefano Carducci e Alessandro Fambrini, Walter Catalano, Piero Cavallotti e Riccardo Rovinetti, Milena Debenedetti, Fernando Fazzari, Domenico Gallo, Francesco Grasso, Domenico "7di9" Mastrapasqua, Michele Piccolino, Gian Filippo Pizzo, Pierfrancesco Prosperi, Franco Ricciardiello, Stefano Roffo e Dario Tonani.

Prefazione di Stefano Di Marino.


>>> da HyperHouse

21/09/11

Formattazione

Il Fuoco Fatuo è la Verità. L'Ultima Verità. Sento i cagnotti pullulare tra le pieghe del mio cranio spaccato e disseccato da questo sole infame, maligno. Divorano residui delle mie sinapsi, l'antico intelletto esposto alla luce infetta di questa estrema masticazione. Non esiste flusso temporale, c'è soltanto un Orizzonte degli Eventi che come un'oscura barriera di tenebra densissima tutti ci attrae e ci stritola. Filtraggio quantistico di ogni emozione, Morte Assoluta nell'Ossop.

18/09/11

Fuoco fatuo

Il corteo funebre è passato da un pezzo.
Fortuna che l'odore di morto resta
quanto basta per accorgersi
che il corteo funebre è già passato,
che siamo già morti da un tempo indefinito,
che non siamo più,
che forse non siamo mai stati,
che non saremo mai dappertutto,
che siamo trapassati come cani, soli,
mentre intorno nessuno si accorgeva di nulla
e le mosche banchettavano con i resti ancora caldi.

12/09/11

Meravigliarsi

Meravigliarsi

Meravigliarsi,
della realta' che ritrova\ turbamenti
increspature concentrice \ sinuose onde
Propaganda
della mia presenza \ sul pianeta
Blasfema marcatura \ nel tempo e nel suo inganno.

Ritrovarsi
fenomenica presenza e assenza in mondi \ altrui e alieni
Tuoi
Noumeni di silenzi \ inespressi significati
Attesa in uno squarcio \ emersione evoluzione \
evasione.

18/07/11

SuperNeXT. Una recensione di Ettore Fobo


"Un monumentale post di Ettore Fobo che recensisce SuperNeXT. Onestamente, non so cosa quotare, cosa portare in evidenza, da quale punto partire: Fobo ha digerito, assimilato sei anni di NeXT e di Connettivismo elargendo sensazioni, percezioni inappellabili e giuste, un compendio di avanguardia che ha riguardato - e riguarda, si suppone che riguarderà a lungo - tutti noi del Movimento. [...]" Zoon

>>> da Kipple Officina Libraria WebLog

Un estratto della recensione firmata da Ettore Fobo:

""NeXT anela a essere multimediale, interattivo, tridimensionale, olografico, multidimensionale e incorporeo”.

Con queste parole Lukha Kremo Baroncinij sintetizza il percorso della rivista NeXT, legata a un movimento, il Connettivismo. SuperNeXT è proprio l’antologia, curata da Alex Tonelli e Domenico Mastrapasqua, che raccoglie il meglio della rivista ed è articolata in tre sezioni: narrativa, saggistica, poesia; io ne parlerò diffusamente, evitando di soffermarmi sulla poesia, giacché in questa sezione sono presente come ospite con un mio testo, tratto dalla rivista on line, The NeXT Station.

Il primo dato subito evidente è la capacità di questi autori di coniugare il puro intrattenimento narrativo con le più ardite indagini epistemologiche e la riflessione sugli scenari futuri offerti dalla Tecnica.

Viene creata una dimensione in cui l’epica di scenari fantascientifici si scontra con il minimalismo dell’esperienza, i tempi e gli spazi si moltiplicano, il cyberpunk incontra la metafisica. Qui la fantascienza è usata come mezzo per falsificare passato, presente e futuro, in un gioco di rimandi che sembra in grado di liberarci dalle nostre vetuste codifiche culturali, dalla naturalezza schiava della consuetudine con cui percepiamo il tempo stesso."

Continua su Strani Giorni.

13/07/11

Correva l'anno 1899

Correva l'anno 1899

Non ricordo molto del villaggio
Qualche guglia e stiletti di ghiaccio sui tetti
L'inverno avvolgeva ogni cosa con languore
Il vento del nord strisciava nei vicoli
E il borgo si rintanava al caldo di una sonnacchiosa domenica pomeriggio.

La fine del giorno pigro e indolente pareva lontana
E io camminavo solitario aspettando che tutto tornasse silenzio
Non una voce non un racconto non un borbottio
Ma solo un niente incolore in cui abbandonarmi.
Vortice di una biografia irripetuta e stanca
Empatica deriva al nulla nel mio lungo pastrano.

Accadde come molte altre volte accadde
All'improvviso quasi un bagliore e senti' l'odore
Quel profumo muschiato e denso
Alito di storie normanne e paesaggi marini
Follie mischiate a lame e aculei
Nero o del colore di un fiore
Bouquet di vita e coraggio
Bellezza

Mi fermai. La piazza intorno era deserta
Un'ombra lontana e mi scossi.
Accelerai il passo scivoloso nella neve e quasi caddi ma non mi fermai
Una silohette oltre, un movimento oltre
Allungai il braccio a toccarla
Capelli lunghi e un cappello dalle larghe tese
Si volto' e come in un'altra vita
La riconobbi e piano mi incantai.

29/06/11

La morte mi ha attraversato la strada

La morte mi ha attraversato la strada
Ho visto il gatto nero scongiurarsi
Lo specchio riflettere e il sale raddolcirsi
Ho pensato a te mentre le sfioravo il velo
Al tuo silenzio e alle sue tenebre
Al tuo nero senza alternative
Al sole inutile nel cielo
Al castello e a un cappello
Ma poi ho borbottato qualcosa
Un'Imprecazione masticata
Circa le strisce pedonali
E le precedenze non rispettate.

20/06/11

Era il 1914

Era il 1914
Tra le tende ricamate uno squarcio di paesaggio
La spiaggia grigia, la lenta risacca e un filare di bambini
Il sole del mattino era pallida ombra tra le nuvole che s’ingrossavano
Guardai intorno e ascoltai il vociare sommesso dei pochi avventori
Odore di caffè, marzapane dolce e mele bollite
La locanda sul mare aspettava le beghine dalla messa
Un cordiale, un dolcetto, il Pastore non avrebbe brontolato
L’estate tardava in quell’anno di inizio secolo
I pastrani e le sciarpe ancora sventolavano al vento freddo
Il Baltico non sembrava voler imitare il lontano mediterraneo.

Ricordai il Golfo, la vista dall’alto sul sole che tramontava
Il caldo soffocante e piacevole, il cielo senza nubi
Le grida ovunque, i panni stesi, gli uomini a torso nudo
Le donne voluttuose e i bambini ribelli
Passeggiavo per la piazza e l’odore di cibo era ovunque
Sapori che parevano colorare l’aria
Spirali bianche dai comignoli e dai sigari panciuti
Un menestrello a raccontar favole di antichi e puri eroi
Castelli fatati, draghi e pulzelle illibate da conquistare
Un pretino s’affrettò lontano seguito dalle adoranti suorine
Il mare era persino troppo azzurro nella notte che s’apprestava.

Scacciai il ricordo e il grigio del Nord gelido mi avvolse
Il giornale mal piegato svelava un abbozzo di titolo
I gotici caratteri urlavano con patriottico pathos la notizia
L’arciduca Francesco Ferdinando era stato ucciso
I n quella città senza nome Gavrilo Princip aveva compiuto il destino del proprio nome
Era il 29 giugno, nessuno leggeva e il silenzio incombeva oltre il mormorio
Guerra. La parola aleggiava senza mai farsi voce
L’epoca bella si stava chiudendo alla velocità cantata da quel folle italiano
La realtà correva incontro a se stessa senza freni né fughe
Sulla spiaggia i bambini era spariti e delle beghine non si sapeva nulla.

Il piroscafo sarebbe partito il giorno dopo dal porto di Travemunde
Il Baltico era in attesa e le poche navi parevano vagare senza meta
Un tonfo nel cielo, un’onda che s’increspa, lo spicchio di sole fra le nuvole
Ogni cosa giaceva immobile nel tempo, diorama perfetto di un momento
Attesa, una ferita nel presente, un taglio nella tela, il lembo di un istante
Oscillava un suono lontano, forse un rintocco, forse il lamento di un funebre carro
Il caffè era ormai freddo e i pochi tavoli vuoti tutt’intorno.
Una ragazza raccoglieva le tazze e i piccoli piatti, silenziosa e devota.
Uno scroscio di pioggia, uno sbruffo di vento e il mare s’agitò guardingo
La cameriera disse qualcosa ma non le prestai attenzione
Le gocce cadevano sulla finestra e la realtà spariva scivolando con esse
Lasciai le monete sul tavolo e m’avvolsi nel pastrano
Giugno era ancora freddo e il bastone avrebbe aiutato la mia vecchiaia
Salutai con un cenno e feci per andare
Il caffè ancora nella tazza, il giornale sul tavolo
Aprì la porta e feci un passo
Era il 1914.

07/06/11

E' uscito SuperNeXT!


È uscito per la Kipple Officina Libraria SuperNeXT, l’antologia che raccoglie il meglio dei primi 15 numeri di NeXT, il bollettino cartaceo del Connettivismo che ha recentemente vinto il Premio Italia, il massimo riconoscimento nel settore del Fantastico, nella categoria Rivista non professionale.

Pagine di saggistica, narrativa, poesia sull’interazione tra il Connettivismo e le realtà visibili e teorizzabili, un confronto senza soluzione di continuità tra scienza, filosofia, mistica e sensibilità postumana, in un continuo rimandare tra passato, presente, futuro.

SuperNeXT, curato da Alex “Logos” Tonelli e Domenico “7di9” Mastrapasqua, 169 pagine a 9 €, è ordinabile sul sito stesso della Kipple.



Kipple Officina Libraria: 
racconti e romanzi di 
genere, prezzi competitivi 
e un editing di alta qualità!


*****

Dall’intro di Logos

… la poesia divenne così per il Connettivismo strumento di indagine privilegiato del descrivere e del comprendere l’essere-al-futuro dell’uomo contemporaneo.

Nacquero su questa scia i primi componimenti poetici connettivisti che l’esperto lettore di poesia potrà trovare forse ancora acerbi e rudi ma che avevano in sé, potentissima, la carica di una nuova prospettiva, di un nuovo palcoscenico che apriva le porte a un futuro mai immaginato, un futuro che diventava emozionalmente reale, vero, quotidiano…

*****

Dall’intro di 7di9

La curiosità di colui che è morto e che, in seguito, è resuscitato incarna l’anima del narratore connettivista. Coloro che si definiscono narratori connettivisti (e con essi intendiamo poeti, scrittori di prosa, artisti visivi – pittori, sceneggiatori e registi, autori di fumetti – compositori musicali ecc.) sono spiriti che hanno provato sulla propria pelle il tocco gelido della morte. La morte dei sogni, dell’entusiasmo, della vita stessa, delle certezze. Riemergere da un simile baratro è difficile. Forse, nemmeno i connettivisti possono nulla. In tutti loro, però, c’è qualcosa che li rende liberi di sbirciare oltre l’orlo della consapevolezza: i connettivisti reinventano il sapere, deformandone l’ontologia senza tradirla, piegandone l’essenza alle logiche dinamiche del canone fantascientifico.

*****

Dalla postfazione dell’editore Kremo

NeXT, in questo contesto spaziotemporale, rappresenta il fenomeno di carta di cellulosa dietro il quale sta il noumeno del Connettivismo. Ma NeXT anela a essere multimediale, interattivo, tridimensionale, olografico, multidimensionale e incorporeo. Queste epifanie iterative sono il compromesso con l’Aleph e il Logos.

>>> da Kipple Officina Libraria WebLog

02/06/11

Volto della morte

Volto della morte
Scivola lungo un sentiero silenzioso
Docile movimento
Il femmineo odore di putrefazione
Decadimento
Petali di un funerario giardino
Avvizzisce e china il gambo
Fiore senza colore
Vecchiaia prostrata di niente
Linfa marrone e collosa
Alberi e rami d’aghi
L’inverno indifferente
E l’autunno assassino
Nessun tempo si ripete
Cicli interrotti e tracce dipinte
Solitudine di un momento
Infinita biografia senza durata
E la morte osserva ogni gesto e parola
Riluce questo io che si decompone
Frammenti e lacerti di memorie
Altre biografie
Illusioni e narrazioni
Archeologia di un grumo vivo di niente
Sprofondo
Soffocato affogato
Lento precipitare
Osservami
Fissa i miei occhi
GuardamiVolto della morte

30/05/11

La persona connettiva - (poemetto in cinque atti, contributo per un’estetica del Connettivismo)

La persona connettiva
(poemetto in cinque atti, contributo per un’estetica del Connettivismo)


Atto primo

La persona, ah ah mi raccomando
etimologicamente una maschera sola
mi raccomando nessuna metamorfosi
né acquatica né lunare, nessun giramento o sbattimento cosmico,
(Poi sorge il No gridato: cose tipo “Leggete e moltiplicatevi”, forse la saggezza e la pazzia del poeta certo non quella dell’eunuco o del boia , ma derivazioni e derive ascetiche, la ninfa fa strani giochetti con signorina Paranoia nel fumettazzo proibbito, alla televisione Madame So tutto io e la sua nidiata di vipere, poi dimentichi tutto sfogliando Rimbaud, i ragazzini la sanno lunga circa le frigidità delle nuvole)

La persona connettiva è un ‘entità multipla, che ha indossato la pletora dei mali
tutte le menzogne e le finzioni, splendide le finzioni mitologiche, mitopoietiche, eresie senza roghi,
il lusso stratosferico dell’immaginazione, qui, ora, nella divina dépense.
Ha indossato la pericolosa cattiveria del pirata,
la preferisce all’ottusa condiscendenza del perdono.
(Ecco perché metti sempre la statuina del pirata a vigilare
che fuori dal tuo pensiero tutto rimanga com’è:
questa favola triste del tempo che avanza.
Ecco perché ti pavoneggi: perché hai letto in Byron
che il pensiero è magia, cosa che hai sempre pensato).

Atto secondo

In un cerchio magico di paranoia, eccola! Servita con l’aperitivo delle sei, con il tè alle cinque,
televisionata tele vivisezionata tele imposta.
La paranoia è la sfida del collettivo alla nostra fantasia di potenza,
chi esige molto da se stesso, fino ad essere con se stesso spietato,
è forse nella Grazia?
Superumana nel divenire l’Oltre aspettato sulle soglie divine del nulla,
come in riva a tutti i buchi neri a contemplare
(Non) Dioniso (Non) Cristo ma il senziente
Motore immobile macchina pulsante


farsi beffe del dolore umano
perché pensato unicamente incantesimo della volontà stessa,
non più Fato da subire per volontà di un dio, di Dio o dell’Altro.
ma scelta totemica, ancestrale, di sofferenza
intellettuale. Intellettuale? ah ah che ridere!


“Dolore? Umano? Intelletto? “
Edipica sorge una domanda della sfinge,
che Edipo non sa risolvere e allora Tebe è condannata.
E’ condannata la polis come aggregato molecolare di desideri da nulla
(la macchina, la sposa, la figa, la fessa,
la Bmw; la fesa, la spesa, all’ovvio la resa, alla round the world and …
The Money, The Money, The Money )
O Santa Maria della puttane, veglia su di noi,
ora che l’enigma affila i suoi sarcasmi.

Atto terzo

Noi siamo contro questa specie di sabotaggio all’individuo che è il pensiero collettivo,
questa cassa di risonanza in sequenza de : lo stridio di una moto sega,
una lavatrice inceppata, un motorino che infilza l’orecchio.
Noi siamo contro il futurismo della Macchina Televisione
(ah archeologia della spazzatura più attuale)
per incontrarci con la Matrice Non Pensabile del cosmo,
cui allude ogni racconto umano, ma che nessuno può raccontare.

Ogni pensiero sfiorato dal dubbio dell’eternità,
dubbio di potenza infinita in noi racchiusa,
sia benedetto piuttosto dal miagolio di una gatta, dal vibrare del fuoco,
che maledetto da un pensiero piccino piccino, da intenditori dell’ovvio,
e del profano.”

Conosciamo tutte le eresie. Ve ne siete accorti? Verità è una mistificazione imposta,
tanto varrebbe dirlo che solo agli scontenti interessa Verità
i cervelluti si affidano all’’ispirazione, en travesti.


(Mask of the middle class race
Burning in a vanished rockstar’s face,
for me babe)

Atto quarto

Nella terra di mezzo fra androide e libellula
la differenza è quantica.
Energie non ancora pensate
ci attendono in ogni varco.
Oh la mia infanzia di micro molecola
non ancora associata.
Prima che mi piombasse la testa
la parola manomessa dal Potere,
quella parola così poco multietnica,
da far rabbrividire, quella parola così Casa e Chiesa e Cosa,
pesante come tutta la pe(n)sante eternità.

Invece, In questa trascendentale visione
che unifica Einstein e i Veda,
nell’eternità che non si vede,
ogni festa ha la sua trama occulta,
ogni entità occulta il suo angelo svanito.
Il tempo infatti è una truffa, lineare come una cipolla, non euclideo,
un ritornare dell’identico in nuova forma, dell’identica forma in altra sostanza.
Dove scienza è un capriccio di dadi, un colpo di dadi non eliminerà mai il caos,
figuriamoci l’eterno ritorno,
dove l’oceano delle anime
in una goccia d’acqua trasmigra.

Atto quinto

Dove tutto collassa cos’è cosmo?
La parola che connette, fune tesa sul labirinto.
Dove tutto non è né luce né tenebra
Quale occhio di fusione
testimonierà tutta l’immensità
raggomitolata in una spiga?
O disdetta di un cosmo non umano!
O sublime esistenza dell’altrove!

7-8-9- 10 marzo 2011

17/05/11

Walk in Hell

Mesmerica deriva
Stige! Stige!
Caronte in panciolle
Una fresca bevanda e oboli a non finire
Bulbi d’occhi e manciate di denti
Tibie e omeri a pacchi.
Rottami qua e là sulla sponda di qua
Poche cose di là, una ramazza, un santino
E un tricorno d’avorio.

Una barca che oscilla
Il Mantuan poeta borbotta e il Fiorentino s’è ne già andato, beato lui
Qualche bagnante sguazza nel limaccio
Urla e schizzi di dannati
Anche all’inferno si fa festa
Nei giorni funesti.

Un banchetto perfetto
Quasi un vittoriano pic nic
O era elisabettiano?
Un tavolino, sedie liberty
Tovaglia di ricamo posate d’argento
Neanche si apparecchiasse per il Coniglio in persona
Caronte che sprechi!

La Regina di Spagna ha tre assi
Cleopatra un full e la Borgia una scaletta
Due tibie, rilancio di tre teschi,
Un femore e sei molari.
Vedo! Tu bari! Come osi?
Signore, suvvia, tra dannati un po’ di rispetto.

Arrugginita una targa
Pende storta sopra un ceppo di rocce
Roccia rossa, roccia arsa
Incise poche parole in infernese
E in inglese non si mai i turisti
In these rocks jesus christ sat down after his walk in hell
Nessuna maiuscola e pochi i souvenir venduti.

La signora in blu chiede vendetta
L’uomo in bianco aspetta
E il crocicchio di streghe ricama ad uncinetto
Qualche diamante per terra
Nella posta nessuna lettera
E la parola resta senza suono
Nella scatola dei cioccolatini un indizio
Ma sono tutti già scartati.

Passeggiare all’Inferno può esser divertente
Un paio di assassini, uno stuolo di pretini
Poeti in vacanza
Qualche cannibale onesto
E se si è fortunati un papa funesto
Non mancano le risse e le feste all’aperto
Balere sempre aperte e spettri danzanti
L’ingresso non è affatto costoso
Serve in fondo essere solo un po’morti.

Chi urla, dico io?
Caronte s’alza dalla chaise lounge
Impettito osserva intorno
Chi urla? ho detto.
Ripete sbraitando
I poveri dannati in silenzio s’acquattano
Caronte fa paura, Caronte il Vecchio
E fate silenzio per l’anima mia!
E se ne torna a sedere
Col libro segnato alla pagina lasciata
Non ci sono più i dannati di una volta
Mugugna allungando le gambe.

(To be continued...)

Ascolto deserte leggende

Ascolto deserte leggende
Il Tempo si fa Assenza
Il rivo sciaborda silenzio
Vedo questo presente
Chiudo gli occhi e sprofondo
Parole care alla mia gente
Non vi è nessuna durata
Senza traccia il voto di solitudine
Un identico me stesso si osserva
Io ripetuti al plurale
E il vecchio grinzoso ravviva il fuoco
Sorpresi in questa comunione
Lo vedo rada barba bianca
Biascica preghiere
Religione di Niente
La chiesa è un edificio vuoto
Un antico odore di incenso
E i passi riecheggiano sulla volta
Il gotico fiorisce nelle mie parole
Il Baltico ancora una volta
Un Kloster e le orme
Il Mare del Nord immobile nel ghiaccio
Porto sulle spalle il peso dei miei presenti
E celebro di ogni attimo il funebre rito
Manciate di terra secca sull’ora
E ogni cosa diventa scrigno di memoria
Ho smesso di essere nel Tempo
Eco di passi nelle strade d’Europa
Scivolano i miei Altri sullo schermo dei loro ricordi
Ma non io, non ora, non qui
Nulla, Gigante di Nulla
Eredità di niente
Lascio la deriva andare
Mi perdo.
Il Tempo è mancanza di me
Io sono Assenza nel Tempo.

09/05/11

Vi sono giorni in cui la pioggia è sottile

Vi sono giorni in cui la pioggia è sottile
Il Mare del Nord brontola lontano
E il tempo non è altro che assenza.

Dalle cucine si leva il profumo di verdure stufate,
Una carovana di beghine va in processione alla messa
E il pastore sulla soglia del Duomo le attende.

Un campanile lontano rintocca il mattino.
Le barche al porto sciabordano silenziose l’attesa
E una finestra del Palazzo riflette le nuvole basse.

L’Imperatore ha da poco concluso un gabinetto,
L’Imperatrice un’impudica toeletta,
E il tonfo nel cielo è solo il ricordo di un tuono.

26/04/11

Le Birre Sonnambule - Marco Papa

L’8 marzo 1964, a casa di Ricky, nella sua bella enciclopedia grande e lunga come un treno, ho letto il nome della cosa da cui esce l’urina delle donne: lavùlva. Ricky dice che sarebbe “il cazzo delle donne”, ma io penso che lui si sbaglia. Lavùlva mi sembra che, da piccolo, l’ho vista volare: si tratta di quei batuffoli bianchi che somigliano alle piume ed escono pure, infatti, dai cuscini. Il cielo è pieno di lavùlva. Il cazzo, invece, io non l’ho mai visto volare. Credo che le donne, per non farsela scappare via, si appiccichino lavùlva addosso con la colla.

20/04/11

Composizione:

uccimorboincapsulatato, girandolanaxenorazzacipina, immunomagoassentedone, magmatimorsecavandonitrofuocato, matusalvamofetudirgonassanocanico, pentalienzagustezzopiroso, natumeccanoquanzienteborato, multiapparsidaquanderasvanito di odio, nitrogliceridacquadiscioltolata, vonsidrosantobatuffomixicillina.
Eccipienti: minuscomondocoquadropanico di possiamo, trilidiodicomputocarneplasticellulamixato, metaorrendocurvatico di galassio elettrogiasploso, nolimispaziomatematadessormicina.

19/04/11

Rullio di un treno

Rullio di un treno
Intorno piante imbiancate
Neve incessante e un unico binario verso il nord.

Sul vagone troppo riscaldato una coppia addormentata
Un solitario nobiluomo e un denso silenzio
Profumo di pipa e di lavanda
I passi del capo treno ancora riecheggiano
Tra i sedili di stoffa.

La Hauptbahnhof di Brema era affollata
Un lungo vociare in una lingua aspra
Il ghiaccio sui vetri delle carrozze
E i vetturini infreddoliti nei pastrani di lana grezza
L'alba oltre i tetti della città.

La neve ora ha smesso di cadere e il paesaggio è una manto disteso di bianco
Un albero, una coppia di arbusti e una traccia di orme confuse
Rare tracce di un mondo innevato.

Brema e' ormai lontana
Il nord vicino in questo luogo
Un bambino piange nella carrozza vicina
Un altro rumore, un tonfo
Poi ancora silenzio
Bianca è la linea dell'orizzonte.

Il rullio si fa dolce mentre tutto scivola nel sonno
Grigio nel cielo il sole è un pallido alone
Nella valigia un dispaccio
Alcune carte e nuove guerre
Il Mare del Nord non e' lontano.

L'imperatore aspetta
La neve è tornata a cadere
Il treno pare rallentare
Ancora piange il bambino
E fuori non vi sono più ne arbusti nè alberi
Distesa immota di bianco
E Il binario che piano scompare
Sommerso.

18/04/11

Cuxhaven

La strada che portava al Mare del Nord era nascosta
Coperta di neve, confondeva se stessa col bianco
Delle case, delle rade nuvole e di un gabbiano
Pellegrino nella terra ferma.

Scolaretti correvano disordinati
Inseguiti dalla voce della matrona
E di una religiosa che si segnava ripetutamente
Amen Pater Noster Virgo Maria.
Biondi e slavati i bambini parevano creature invernali
Sbucate dal ghiaccio come relitti di un mercantile naufragato.

Le loro urla si fecero lontane
Un suono di violino riempì l'aria
Esercizi stonati di una giovane in età da matrimonio
Rubiconda e con la lunga treccia ad impacciare l’archetto:
Brema era vicina e molti affari dovevano ancora compiersi
Nel borgo affacciato sul mare

Sbuffava il treno delle dieci per Amburgo
Un getto di grigio oltre le guglie gotiche
E intorno un muro e la piccola piazza
Lì una statua sensualmente supina
Languida giaceva,
Vaga allegoria della libertà di quel tempo.
Una carrozza correva
Con un galoppo confuso sul selciato ghiacciato.

Il mare ancora lontano.
L'indomani la nave sarebbe partita
Lentamente lungo una delle rotte della lega anseatica
Dal porto nuovo verso est o forse il sud
Carica di merci, di marinai
E di bellici dispacci.

Il freddo era pungente
Il pastrano avvolto con un colbacco pesante sulla testa
La linea dell’acqua ancora non si vedeva e il tratto si faceva scivoloso
Un tonfo lontano, forse un tuono
O un cannone a salve
Partivano le navi per New York
Là in fondo a quella via,
Là sul mare del Nord.

15/03/11

Le balene di Maath / Zombie Carpocalypse - eBook


Segnaliamo l'uscita di questo ebook Kipple: Le balene di Maath / Zombie Carpocalypse. L'epub, come al solito senza DRM, contiene i due splendidi racconti vincitori del primo Premio Short-Kipple: Le balene di Maath, di Giuseppe Agnoletti, e Zombie Carpocalypse, di Domenico Mastrapasqua.
L'epub è disponibile per il download, al prezzo ridicolo di 1€, cliccando su www.kipple.it/index.php?route=product/product&product_id=229 oltre che su altre piattaforme di vendita online, come Simplicissimus; presto, in vendita metteremo la versione cartacea, che costerà 3€.

La redazione di Kipple Officina Libraria desidera ringraziare, complimentandosi, i vincitori del Premio.

>>> da Kipple Officina Libraria WebLog

22/02/11

Spettro sugli spalti

Silenzio
Dove sono I brusii
Il mormorio e le soffuse urla
Il latrato il pianto
La preghiera l'invocazione
Lo scroscio
Il gracchiare
La rivolta nel mio sangue
La rabbia?

Deserto regno
Vedo rovine e macerie
Riconosco le tracce
E sprofondo in una desiderata dimora
Consueta devastazione
Vita
Sono il re pescatore
L'hidalgo il folle predicatore
L'eresiarca
Il santo arso
Il cenobita
La Parola.

Siedo su un masso
E aspetto
Nessuna verità
Nessun cadavere
Ogni cosa è già morta
Putrida alla deriva
Di niente
Polvere e vento
Sipario nero
Chiamate l'attore
La recita è finita
Che se ne vada
Se ne vada!

Se solo sapessi ancora una volta
Morire
Dormire
Senza sognare ad Elsinor
L'eco urla nel salone
Un rivolo di sangue si fa incontro
Al nuovo re che arriva
E nel fiume non vi è più nemmeno Ofelia.
Un teschio rotola sul selciato
E una risata si fa beffe di un uomo
Spettro sugli spalti.

17/02/11

Se muore,

se ne potrà cambiare il contenuto in ogni momento, approfittando dell'oblio e dell'indifferenza. Mentre se si trasforma, a un tempo cambiando e rimanendo fedele a se stesso, sfuggirà sempre alle dita impolverate della filologia revisionista.

15/02/11

Stasera...


Segnalo questo sublime post dell'amico Piro. Il titolo del pezzo è "Stasera..." e parla della seconda vita di Mike Bongiorno, della coprofagia di Gianni Morandi e di altri demoni che infestano le nostre case attraverso il tubo catodico. Leggete e meditate.

7

09/02/11

Immettere informazione per evitare il trapasso

Pre-morte. Questa è in fin dei conti la condizione del Connettivismo in questi difficili giorni, che lo si voglia ammettere o meno. Il corredo genetico della Sorgente Aperta è un insieme di proteine memetiche autoreplicanti, nate dall'aggregazione senziente di materiale residuale e molteplice accumulatosi in anni di ricombinazione di precedenti paradigmi dissolti. Una volta formatosi il Nuovo Paradigma, questo poteva crescere soltanto nel buio più assoluto, come una bella di notte che lontana dal mortifero veleno solare ha la sua sola possibilità di espansione. E così è stato per diversi anni, sommamente fecondi e produttivi. Poi sono giunte nuove ambigue istruzioni, all'inizio confuse tra i tanti flussi cognitivi e infine iniettate nel genoma concettuale del Movimento da retrovirus assolutamente estranei alla sua natura. Forse proprio la definizione di Sorgente Aperta ha appiattito le nostre difese immunitarie, impedendo il riconoscimento dell'alienità di questi comandi deleteri. Perché tutte le istruzioni maliziose usano mascherarsi. Un punto debole esiziale ha funto da porta d'ingresso, portando ad una situazione hiv-simile. Una volta avvenuta la fatale iniezione e disattivati gli anticorpi, niente è più stato lo stesso. Così penso che per contrastare questa tendenza luttuosa, pur senza troppe speranze di successo, sia necessario innestare vaccini costituiti da potenti flussi informativi. Riportare le cose all'Origine. E soprattutto è neccessario rifuggire i riflettori, cancri fotonici capaci di inibire ogni creatività e di far avvizzire ogni perfezione, esponendola alla desolazione del mondo e alle sue perfide logiche di mercato.

08/02/11

Escludere una presenza da uno spazio vuoto

Escludere una presenza da uno spazio vuoto
Silenziosa contemplazione di una realtà che si distorce
Piaghe ferite da cui suppura un colloso niente
Colori e forme che s'accartocciano e il piano svanisce senza l'eco di note
Stelle bianche sbiadite su un telo e un vago disegno s'intreccia nel cielo
Notte, ascoltare un insetto che graffia un suono metallico e un neon cinguetta incantato,
Ho pregato divinità ancora una volta estinte e intorno odore di cera e incenso e il legno di una piccola chiesa medievale
Rintocchi lungo la valle e un'ombra corre a fianco di un rivo
Nessun rumore ovunque.
Ogni cosa trae un nuovo significato e l'alba stenta ad arrivare
Finti orizzonti che si inseguono in un nero rancoroso
Invocazioni e urla
Lacrime e saliva e deserto regno
Parola deserta il regno
Un re e un pescatore e niente altro

04/02/11

Turpe

Un sogno schifoso, imbarazzante, abominevole. Eppure sento l'impulso di raccontarlo ugualmente in questa sede. Mi trovavo in un vano sotterraneo posto sotto la linea gialla metropolitana di Milano. Sembrava un sepolcro, tutto fatto di marmo grigio e illuminato da fioche luci. Ero in quell'ambiente con la bionda A., e copulavo selvaggiamente con lei. Sembrava una cosa reale, tanto era densa, palpabile. Eravamo entrambi nudi, e io la penetravo con impeto, finendo con l'eiaculare più volte dentro di lei. Ogni volta che emettevo il seme, mi tornava subito una poderosa erezione e riprendevo. Ero del tutto privo di intelletto, come una bestia, non mi si formavano parole in testa e pensavo soltanto ad ancheggiare, la mia virilità turgida nel vaso della bionda A., mi stupivo di quanto fosse imponente il priapo tumefatto. Il più delle volte eravamo faccia a faccia, altre more ferarum. Ad un certo punto mi sono accorto che c'era qualcuno che ci osservava da una specie di finestrino di vetro annerito. Ho così intravisto Aldo, Giovanni e Giacomo. Sentivo che facevano commenti volgari, facendo notare che lo facevamo come animali, che lei non mi faceva neanche un pompino, e via discorrendo. Le parole scorrevano dentro di me, le ricordavo ma non le capivo: quando la favella mi è tornata ero fuori dal talamo sepolcrale e mi aggiravo nella nebbia. Avevo un grande senso di fastidio alle vie urinarie e ai genitali: tutta quell'attività copulatoria mi aveva provocato una grave congestione. Nella Milano nebbiosa, davanti a me c'era un edificio universitario, e nell'aula magna si teneva un convegno. Sono entrato e mi sono seduto in un posto in prima fila. Quando il convegno ha avuto inizio, mi sono accorto che c'era M. L. seduta sul banco dietro di me, vestita di rosso. Mi sorrideva in modo lubrico e mi strusciava un piede nudo contro un braccio. Allora le ho preso il piede, e ho constatato che era lurido, con le unghie sporche e lunghe, simili ad artigli. Sono corso via fuggendo in preda a un disgusto viscerale, con i conati di vomito, l'odore di sudiciume che mi saturava le narici. Tutto d'un tratto mi sono ricordato che dovevo trovarmi alla stazione del metro con Logos e 7di9. Dovevamo andare a una convention del Connettivismo ed ero in ritardo pauroso. Dopo aver passato un tempo che mi parve eterno tra i diverticoli sotterranei, rischiando di perdermi, sono arrivato ad una specie di bar anomalo: il banco dove servivano bevande e cibi non era delimitato da pareti, ma si trovava nell'ambiente della metropolitana e aveva forma semicircolare. Il banco era di un bianco abbacinante, come il pavimento e le pareti. Era un open space fatto di plastica. C'erano cucine con fornelli e lavandini ricavati da blocchi di acciaio. Lì c'era il carissimo Logos che mi attendeva. Non c'era 7di9. Ci siamo messi a parlare. Lui vestiva con una giacca nera e una sciarpa bianca. Solo a quel punto ho visto che al banco c'era Giovanni X, con un cappello da chef in testa. Mi ha salutato e abbiamo parlato un po'. Con grande lucidità gli ho chiesto come mai il sito Next-Station non fosse ancora aggiornato. Lui mi ha risposto in modo incomprensibile, fuori dal contesto, e ha spinto davanti a me una gran padella piena zeppa di molluschi cotti e spinaci. I molluschi erano di una specie non identificata, sembravano vagamente seppie ed emanavano un cattivo odore. Gli ho chiesto spiegazione, e lui ridendo mi ha messo nel piatto gli spinaci, tenendo per sé i molluschi. Anche se erano andati a male, io volevo ingozzarmene, spinto da un impulso insano. Ero furibondo perché nel piatto avevo gli spinaci, che erano bolliti male e rinsecchiti, senza il minimo condimento. Ho afferrato la padella, strappandola di mano a Giovanni X, e ho cominciato a ingurgitarne il contenuto, bevendo una gran quantità di vino asprigno e mosso. Logos mi guardava con un'espressione di rimprovero, temendo che potessi vomitare sul banco. A questo punto mi sono svegliato e per qualche istante ero in panico, convinto assurdamente che la mia vergognosa avventura onirica con A. potesse averla ingravidata.

Movimenti culturali autointegrati e a sorgente aperta: differenze

Cosa distingue un movimento culturale autointegrato da un movimento culturale a sorgente aperta?
      Un movimento culturale autointegrato è fonte esclusiva di se stesso, è portatore, cioè, oltre che di una fonte culturale autonomamente rinnovabile, di una struttura e di una visione del futuro stabili. Un movimento culturale a sorgente aperta, invece, è fonte di se stesso solo relativa, poiché si basa su di una struttura iniziale (un manifesto, per esempio) che non racchiude una forma definita e definitiva del proprio futuro.
      Di cosa necessita un movimento culturale autointegrato?
      Di nulla, solo di visibilità.
      Di cosa necessita, al contrario, un movimento culturale a sorgente aperta?
      Di tutto, di continui e sempre nuovi stimoli culturali, autointegrati come a sorgente aperta, di strutture cangianti e di futuri multipli sia dinamici che statici, capaci, cioè, sia di forgiare propri codici-sorgente, sia di configurare a loro volta una sorgente aperta. Un movimento culturale a sorgente aperta può quindi alimentare una sorgente innestata solo se la sorgente innestata alimenta a sua volta il movimento culturale a sorgente aperta.
      Ma allora, un movimento a sorgente aperta non è un vero movimento.
      Errato. Un movimento culturale a sorgente aperta è un movimento culturale, ma un movimento che nasce guardando al futuro senza crearlo. Le chiavi per accedere al futuro di un movimento culturale a sorgente aperta sono le sorgenti innestate che, nel tempo, decidono di fornire al movimento culturale a sorgente aperta strutture, visioni del futuro e codici-sorgente sempre nuovi.
      Quando un movimento culturale a sorgente aperta può considerarsi morto?
      Un movimento culturale a sorgente aperta può considerarsi morto quando viene scambiato per un movimento culturale autointegrato e quando le sorgenti innestate non portano una visione del futuro a un tempo del movimento culturale a sorgente aperta e di se stesse ma una visione del futuro della sola sorgente innestata. Le sorgenti culturali innestate, quindi, sono il futuro di un movimento culturale a sorgente aperta, non viceversa. Una sorgente culturale innestata non può rintracciare univocamente il proprio futuro in un movimento culturale a sorgente aperta, poiché solo un movimento culturale autointegrato racchiude in sé una fonte, una struttura e un futuro autopoietici.

17/01/11

Misericordia e il nome

Misericordia e il nome
Liturgico rituale che si ripete
Cerimonie astratte in gotici edifici
Navate di canti senza altari
Vuoto e silenzio
Bave di vento freddo
E tonsure insanguinate
Uno scheletro danza sul ricordo di un santo
Agiografia disturbata
Culto di niente
Pioggia velata
E benedizione senza parola
Blasfemie
Ancora versi rimati
Bassorilievi
Caronte aspetta l'obolo.

13/01/11

La cenere nella pancia

Voglia di appiccare il fuoco alle budella.
Un desiderio di carne bruciata. Di carne altrui. Bruciata.
Quando il silenzio rivela il non detto,
la liberazione passa nel mezzo della cancellazione
del Nulla che si annida nelle cose  delle cose.

11/01/11

Killer Cow

Nascosta dietro a un cespuglio, la Mucca Killer aspetta l'arrivo di pullman ricolmi di vecchietti oppure di operai o di studenti delle superiori. La Mucca Killer ha dita, gomiti e pollici opponibili. Qualcuno dice che sia nata in laboratorio. Conosco una strega convinta dell'esistenza della Madre di Tutte le Mucche Killer. Questa strega dice che la Madre di Tutte le Mucche Killer non è poi tanto male, che non è una pazza omicida. La Mucca Killer che tutti conosciamo, quella che ci sembra di scorgere ai bordi di un'autostrada mentre viaggiamo di notte, uccide per bere il sangue delle vittime – è tipo una mucca vampiro. La Mucca Killer avrebbe una madre per niente malvagia, che bruca e partorisce. La Madre di Tutte le Mucche Killer ne partorisce una al mese, di Mucche Killer. Non è cattiva, però: partorisce e basta.

Smettere il mondo

Smettere il mondo
Svestirsi del tempo e dei luoghi
Precipitare lungo una dorsale di silenziose icone
Rarefatte densità ed eretiche invocazioni
Significati spogli alla deriva su scacchiere d'osso
Legno di croci, ferro di chiodi
Alchemiche visioni
Nero nel rosso e squarci
Deserte metafisiche di pittori folli
Menestrelli medioevali danzano alle pendici di un Golgota che non ha fine

Aprire gli occhi
Iride in arcobaleni
Ogni cosa giace in un momento identico
Un uomo cammina chino nel peso
Nubi e sciabordii lontani
Ghiaccio e neve tagliente
Cumuli di sensi ai margini della strada
L'orizzonte e' un tratto nero sottile
Oltre un crocicchio la luna.

Madri del silenzio
Donne squassate nel dolore e urla
Lacrime miracolose in calici leggendari
E sangue
Riti antichi di guerrieri
Spade e sciacalli
Sacerdotale vestigia di morte
Dalle tue labbra una goccia densa cade sul mio corpo
E tutto svanisce.

Smettere il mondo
Distillare nel sangue
La parola che io sono
Metallico sapore mai pronunciato.