18/07/11

SuperNeXT. Una recensione di Ettore Fobo


"Un monumentale post di Ettore Fobo che recensisce SuperNeXT. Onestamente, non so cosa quotare, cosa portare in evidenza, da quale punto partire: Fobo ha digerito, assimilato sei anni di NeXT e di Connettivismo elargendo sensazioni, percezioni inappellabili e giuste, un compendio di avanguardia che ha riguardato - e riguarda, si suppone che riguarderà a lungo - tutti noi del Movimento. [...]" Zoon

>>> da Kipple Officina Libraria WebLog

Un estratto della recensione firmata da Ettore Fobo:

""NeXT anela a essere multimediale, interattivo, tridimensionale, olografico, multidimensionale e incorporeo”.

Con queste parole Lukha Kremo Baroncinij sintetizza il percorso della rivista NeXT, legata a un movimento, il Connettivismo. SuperNeXT è proprio l’antologia, curata da Alex Tonelli e Domenico Mastrapasqua, che raccoglie il meglio della rivista ed è articolata in tre sezioni: narrativa, saggistica, poesia; io ne parlerò diffusamente, evitando di soffermarmi sulla poesia, giacché in questa sezione sono presente come ospite con un mio testo, tratto dalla rivista on line, The NeXT Station.

Il primo dato subito evidente è la capacità di questi autori di coniugare il puro intrattenimento narrativo con le più ardite indagini epistemologiche e la riflessione sugli scenari futuri offerti dalla Tecnica.

Viene creata una dimensione in cui l’epica di scenari fantascientifici si scontra con il minimalismo dell’esperienza, i tempi e gli spazi si moltiplicano, il cyberpunk incontra la metafisica. Qui la fantascienza è usata come mezzo per falsificare passato, presente e futuro, in un gioco di rimandi che sembra in grado di liberarci dalle nostre vetuste codifiche culturali, dalla naturalezza schiava della consuetudine con cui percepiamo il tempo stesso."

Continua su Strani Giorni.

13/07/11

Correva l'anno 1899

Correva l'anno 1899

Non ricordo molto del villaggio
Qualche guglia e stiletti di ghiaccio sui tetti
L'inverno avvolgeva ogni cosa con languore
Il vento del nord strisciava nei vicoli
E il borgo si rintanava al caldo di una sonnacchiosa domenica pomeriggio.

La fine del giorno pigro e indolente pareva lontana
E io camminavo solitario aspettando che tutto tornasse silenzio
Non una voce non un racconto non un borbottio
Ma solo un niente incolore in cui abbandonarmi.
Vortice di una biografia irripetuta e stanca
Empatica deriva al nulla nel mio lungo pastrano.

Accadde come molte altre volte accadde
All'improvviso quasi un bagliore e senti' l'odore
Quel profumo muschiato e denso
Alito di storie normanne e paesaggi marini
Follie mischiate a lame e aculei
Nero o del colore di un fiore
Bouquet di vita e coraggio
Bellezza

Mi fermai. La piazza intorno era deserta
Un'ombra lontana e mi scossi.
Accelerai il passo scivoloso nella neve e quasi caddi ma non mi fermai
Una silohette oltre, un movimento oltre
Allungai il braccio a toccarla
Capelli lunghi e un cappello dalle larghe tese
Si volto' e come in un'altra vita
La riconobbi e piano mi incantai.