30/10/10

Novunque

Nella Solitudine relativa di un Cosmo in Espansione, Tempo e Spazio sussurrano Ninne Nanne incoerenti.

13/10/10

Sfregio nel niente

Rimasi un po’ indietro
Quasi defilato
L’esercito passava
Verde nel suo scivolare
Serpente di uomini
Volti senza traccia
Come su un ponte
Alla deriva
Guardando il passo
Identico ancora
E io fermo osservavo
L’indifferenza.
Un gesto secco,
Piantai un pezzo di legno
Gibboso e curvo
Sul cumulo lieve
Terriccio smosso
Dissotterrato e poi coperto
Sopra un corpo
Cadavere d’uomo
Senza nome
Senza neppure la vita
Che aveva vissuto
Scomparso lì
Nel presente
In ogni futuro
E nel suo passato
Ovunque morto
Nella neve
Nel freddo
Nel nulla di una distesa
Fredda.
Un paletto di legno
Il mio umano artificio
Qui giace l’uomo
Un uomo
Egli
Non toccate il ramo
Silenziosa lapide
Sfregio nel niente
Traccia nel ricordo
Testimonianza ultima.
Eternare.

24/09/10

Di là, nel Freddo.

Il crocicchio ci colse di sorpresa
Strade e strade in grovigli di direzioni
E il Generale pensoso a scrutar mappe
Carte, Comandanti e Attendenti
Venivamo da ovest
C’era chi diceva da sud
Forse nord
Ma non era est
Il serpente verde si disperse caotico
Non v’era più ragione della sua esistenza
L’andare, l’avanzare
Nella pianura infinita
Nella nebbia e nel freddo
Un pallido sole rischiarava i dintorni
Vidi una torre diroccata
E mi parve di riconoscerla
Ma certamente mi sbagliavo
Fu chiamato il vescovo
Accompagnato dal pretino
Che puzzava di morte
L’alto prelato giunse in pantofole
E lo ricordo un po’ in panciolle
Il ventre gonfio il viso rubicondo
Dispensava benedizioni
Come una dama baci e un boia dolore
E nel mezzo del crocevia si fermò
Toccò la terra, pregò il suo dio
Chiuse gli occhi e fece un gesto
Di là
Disse.
E il Generale disse
Di là
E il pretino disse
Di là
E tutti dissero
Di là
E senza sapere perché
Andammo
Di là.

21/09/10

Fuoco e fumo

Fuoco e fumo
Rosso e case
Tizzoni e scintille
Incendi
Roghi
Come ad un medievale inquisitorio festino
Bruciava ogni cosa
Il nemico fuggiva
Fuoco e fumo
Fiamme e polvere nera
Niente
Manciate di cenere
Fuliggine e pochi resti
Non restava nulla
Crepitii
Il fuoco parla
La sua voce è roca
Violenta e presuntuosa
Intorno a noi
Davanti a noi
Solo incendi
Il nemico fuggiva
E dietro di sé
Manciate di terra arsa
Che fra le dita si sbriciola
Come sabbia
In un deserto
Senza miraggi.

Mangrovia #2

Io e due miei amici siamo stati in un centro di terapia e riabilitazione per casalinghi cronici. Nella sala di attesa, alcuni pazienti ci hanno fatto sedere in ordine di altezza.

Ieri, ho comprato un camaleonte. Oggi, invece, ho ricevuto una telefonata: ho risposto. Mentre chiacchieravo, la cornetta mi ha fatto un grattino dietro l'orecchio.

Circa un mese fa, la polizia ferroviaria mi ha fermato e chiesto di esibire un documento di riconoscimento. Mi hanno scambiato per un passeggero pagante.

C'è un circo acquatico, in città. Tra gli animali esposti, c'è anche un'orca assassina. L'orca nega di essere un'omicida. Mentre lo dice, piange lacrime di plancton.

La mia automobile è senza freni. E' stata in galera per stupro di tangenziale.

Bonus track:

Due giorni fa, un vagabondo mi ha regalato un carillon. Mi ha detto: "Ti cambierà la vita". Il carillon era rotto, così l'ho gettato in un tombino. Ieri, un vagabondo mi ha regalato un carillon assicurandomi che mi avrebbe cambiato la vita. Era difettoso, suonava al contrario: l'ho rivenduto su eBay. Stamattina, un vagabondo mi ha regalato un carillon. Mi ha detto che mi avrebbe cambiato la vita. L'ho provato: rotto anche questo. Ho deciso che lo butterò in un bidone della spazzatura. Forse.

20/09/10

Freddo

Freddo.
Lentamente l’esercito scivolava
Ascoltavo i passi biascicare
E un corvo gracchiare
Insultandomi.
Una pianura andava disfacendosi
Ritmi marziali e marce forzate
Relitti abbandonati
Baionette munizioni e sporche medaglie
Teste di soldati ciondolanti.
Sterpaglie e una neve ormai poltiglia
Steppa e radi tronchi intorno
Non v’era niente
Altro.
Ricordo il freddo
E i corpi che lasciavamo
Indietro a gelare
Briciole sul sentiero
Di una guerra che non era iniziata.

16/09/10

La microscopica avanzata dell'esercito nanorobotico

Una colonna di minuscoli aracnidi metallorganici avanza lungo le arterie delle mie braccia, determinata, del tutto pervasa dalla sua volontà di dissolvere i portentosi noduli cancrenosi che mi sono cresciuti nel tessuto muscolare, complice un'infezione di origine aliena. Avverto ogni passo lasciato dalle zampette di questi organismi né biologici né meccanici sulle pareti del mio radicato tumore angioplastico. Ogni colpo dato dagli artigli alle cellule impazzite di tali vasi sanguigni trasmette al mio encefalo sensazioni di brivido metafisico. Non oso formulare ipotesi in questa morbosa situazione: quando si sta per essere colonizzati si smarrisce di colpo ogni certezza razionale. All'improvviso qualcosa penetra nel mio subcosciente. So per certo che quelle stelle marine dallo sgargiante pigmento prussico approfitteranno della situazione per trasmettersi nel circolo linfatico. Presto sarà battaglia, nello stesso nucleo della nete neuronica che lega tra loro le mie sinapsi in un diagramma multidimensionale. La mia autocoscienza comincia a scemare, a farsi scoria organica...

30/08/10

Amenophi è Morto - Il Funerale di Amenophi (Philip Glass)

Amenophi è Morto - 1

Amenophi è Morto I

Danza, di dervisci
Mistica islamica
Vortice di bianco.
Il corteo scivola lungo la città di Tebe
Il Nilo,
Deserto di silenzio.
Morto
Amenophi, il terzo,
è Morto.
Urla il canto di una funebre
Litania
Panorami di piramidi
Templi
E oltre il mare
Navi e odore di sale.
Tempo accartocciato
Astronave
Satelliti e colonie.
Libro dei Morti
Geroglifici
Statue immobili
Infinite divinità
Caravella alla deriva
Guerra di elefanti
E automi
Clangore di ferro
E sangue sul selciato
Lastra d’asfalto
Ossa contorte.
Amenophi e’ morto.
Viva Amenophi.

Amenophi è Morto - 2

Amenophi è Morto II

Funerale.
Amenophi è morto
Fanfara di sabbia
Coro di fango
Pianto di Nilo
E lino bianco
Ovunque.
Lì,
un passo poco oltre
Il corteo
Moglie figli fratelli amanti
Sudditi schiavi
Umanità
E Dei.
Il Figlio che sarà figlio del Sole
Amon il Solo
Il Figlio che sarà l’Apostata
Piange Amenophi
Il Glorioso.
Il Faraone è morto
Lo senti?
Ora
Si celebra il rito
Culto
Rito
Liturgia di un Dio vivente
Che Muore
Vive in Eterno
Muore
Vive
Eterno.
Corpo di un Dio.
Il Funerale scivola oltre
Il Nilo ascolta il canto
Le note
La musica scritta
Ora
in questo tempo.
Scorre il Funerale
Nella polvere
Di un deserto di rovine
E adesso
Lo sento:
Tamburi
Fiati
Archi
Voci di una lingua
Morta
Ora.

Amenophi è Morto - 3

Amenophi è Morto III

Amenophi è Morto.
Viva Amenophi.
E il funerale si spegne
Una vaga eco
Placide onde e rade barche
Sul fiume denso
Che va al mare
Enorme e caldo
Popoli barbari
Indifferenti
Dei non ancora nati
Ogni cosa si fa lentamente silenzio
Ammutolisce il reale
La sabbia si arresta nel suo cammino
Nessuna nuova forma sulle dune
Nessun miraggio nel torrido giallo.
Senza orizzonte
Attimo senza tempo
In ogni tempo
Ovunque
Ora
Amenophi è Morto
E il tetro corteo
Oltre il mio sguardo
Chino il capo
Osservo l’asfalto
Respiro il fetore di una fabbrica lontana
Chimica
Un bagliore nel cielo
Esplosione
L’ennesima
Satelliti
Guerra tra le nuvole
Repubbliche e Teocrazie
Colonie
Imperi e Anarchie.
Non m’importa
Amenophi è Morto.
E ormai non vedo più
L’eterno
Suo Nero Funebre
Corteo.

28/08/10

Mangrovia #1

Dicono che la prima colazione sia il pasto più importante della giornata. Ieri, ho dimenticato di farla. Stamattina, al mio risveglio, aveva un coltello sporco di marmellata puntato alla gola.

Mi è crollato un ponte. Il dentista ha detto che dovrò subappaltare la ricostruzione a una gengiva esperta.

Ho comprato una lampadina, ma la luce non era inclusa.

Sono stato a un concerto ecologico. La musica degli strumenti era biodegradabile.

Una volta, per strada, un uomo mi chiese in che città ci trovassimo. Dopo avergli detto che il "dove" non era così importante, spensi l'abat-jour e tornai a dormire.

Bonus track:

Ho comprato un'automobile "chiavi in mano". Per avere le chiavi, devo fare il solletico alle gomme.

07/08/10

Psicopompo

L'alcolemia confonde i suoni, impedisce il recupero mnemotecnico di ciò che la pressione di un semplice tasto ha annichilito, per colpa di una maledetta disfunzione della piattaforma blogosferica. Non riesco neanche più a organizzare cosa avevo digitato. So soltanto che era stato generato da una fonte incredibilmente cristallina. Avrebbe potuto rivaleggiare con i versi di Shakespeare e di Dante. E adesso è perduto, come i canti di Nerone che nessuno ha voluto tramandare ai posteri. E' volato via, seguendo un percorso ben più irreversibile di quello di chi spira il suo ultimo fiato nel trapassare. Chi muore infatti trasmigra e rinasce in un nuovo ventre, mentre le sue componenti più volatili perdurano come memi e fantasmi nell'etere. Invece quello che mi è stato rubato non si incarnerà da nessuna parte. E' soltanto brusio indistinguibile. Un sogno su cui si è stesa la coltre del pesante sonno privo di REM, un'evanescente visione spazzata via come un soffione al vento di bora.

Il canto funebre delle poesie perdute

Stridente si innalza il mio lamento eterno attraverso i cunicoli dell'Ade. Piango e piangerò per sempre quei versi ispirati dal Sublime che sono andati distrutti, sprofondati nell'Oblio per un istante di distrazione, per un imprevisto, per la disfunzione di una stolta macchina. Parole che nessuno, nemmeno Plutone, potrà più recuperare. Il cimitero virtuale in cui sono sepolte è un oceano di rumore assordante. Da questo filtraggio quantistico nulla potrà più riemergere. Nulla. Piango e maledico. Lancio strali contro la funesta coincidenza, contro l'opera del Disgregatore di Memorie. Nulla potrà vincere questa formattazione che ha fagocitato l'urlo di dolore del mio universo solipsistico e monadico. Ma una cosa è certa: i tecnici lobotomizzati che sono responsabili di tutto ciò diverranno cibo per l'Abisso di Bruchi di Asuralok.

01/08/10

Disseminare ricordi

Disseminare ricordi come tracce di un delirio che si ripete,
Identiche armoniche,
Voci di anni soffusi come vetro,
Colori, trasparenze,
Suoni.
Cercare le origini comuni di un idioma
Svanito
Sino a che il mondo scolora
In bisbigli.

29/07/10

Abisso a perdita d'occhio

Non esiste confine a questa notte eterna. Nemmeno un atomo di idrogeno. Nulla. Il Nulla Assoluto. Vuoto pneumatico al di là di ogni immaginazione, nessuna scienza criptoquantistica è mai riuscita a descrivere qualcosa di simile. Nemmeno i deliri dei Mistici Nichilisti sono riusciti a rendere l'idea. Siamo soltanto noi tre, prigionieri di questo scafo, composto da una lega metallorganica in grado di resistere alle condizioni più estreme. Quando i protoni e i neutroni si sfalderanno, decomposti dalla morte stessa degli Eoni, noi saremo ancora qui, polvere di scheletro all'interno di questo guscio solipsistico, di questo acciaio anentropico incapace di comunicare con l'esterno. I nostri giorni proseguono come un vuoto ripetersi di routine immutabili. A volte ho quasi il pensiero che i nostri flussi cognitivi non possano deviare dall'alveo imposto dalla programmazione primordiale che ci condiziona. Eppure avverto delle scosse ogni tanto. Saranno soltanto illusioni? Come l'impiegato che rinchiuso nel suo loculo all'interno di un condominio infinito si era convinto di poter sentir freddo quando regnava l'afa, perché con la mente era in grado di evocare le sensazioni di ricordi del freddo subito anni prima. Quello stesso impiegato che si gettò nel vuoto per seguire gli stati alterati primaverili con cui Azathoth l'aveva sedotto. Noi non siamo così fortunati. Siamo il gheriglio di una noce alchemica, alla deriva in una vastità assolutamente insondabile. Non possiamo nemmeno comunicare con la Casa Madre che ci ha inviati qui. Sto arrivando alla conclusione che il nostro stesso essere non sia altro che un illusorio tremolio in questo noumeno fallace. Siamo i Morti, veniamo dal Nulla.

Il polo nord non è lontano

Urlo in questo mare di silenzio sino a che la mia voce si spegne nelle onde di un consueto delirio. Dove siete? Un Albatros galleggia alla deriva ma la balestra che lo uccise non fu la mia. Il marinaio se n’è andato e la Morte e' seduta al tavolo degli scacchi guardandomi. La vela strappata si agita al vento e le nuvole nere precipitano oltre l’orizzonte. Il polo nord non è lontano e le impronte di una strana creatura disegnano arcani sulla neve.

Il pogrom ebbe inizio

La Regina di Spagna scese i pochi gradini che davano sulla piazza medievale e attese il silenzio. Il brusio della folla si spense. Ogni volto fissò l’incedere regale con stupore e ammirazione. Lei fece un gesto, quasi sbadato. Il boia si inchinò e il pogrom ebbe inizio.

28/07/10

Muovete l'Esercito. Assecondiamo le Correnti notturne. Rabbrividisce, la Fanteria. Non abbiamo Scelta. Andate, puntate i Cannoni e fate Fuoco. Affondate le Lame di Energia nel Muro di Carne. Troveremo la Parola che cerchiamo. L'ultima di Tredici. L'ultima, finalmente. Ancora Trentasette Pianeti da frantumare e poi il Traguardo. Trafiggete, smembrate, bruciate: cancellate. Che la Distruzione annienti il Silenzio.

27/07/10

Rinnegare il proprio tempo

Rinnegare il proprio tempo
Lasciare che l’entropia arrivi
Caos e disordine
Distruzione
Le rovine laggiù
Ricordi di quando si ergeva un tempio
E folle mormoranti processavano
Cammini e preghiere
Poco più che un ragazzo
E ora sono un vecchio
Un tuono
Alcuni passi sul selciato
E una porta sbatte
Il vento sta arrivando
Qualcuno corre a rifugiarsi
E io osservo il cielo e il solito buco
Dovrei rinnegare il mio tempo
Trovare rifugi nel passato
Storie e faccende
Camminare insieme a Napoleone
Lungo le sponde del Baltico
Lubecca
Fuggire nel futuro e vedere
Le ossa farsi metallo e la pelle gomma
E una semi immortalità diffondersi
Democratica
Vivo il mio tempo
L’ora
Quale è il mio tempo?
E' identico al tuo?
Sei nel mio passato o nel mio futuro?
Mi traduci in lettere che neppure riconosco
E io osservo queste parole svuotarsi
E farsi tue
Estremo tradimento
Dalle rovine qualcosa si muove
Forse un bambino
Forse una strana creatura
Affamata
Ma io resto qui
In questo luogo lontano
Protetto da una vaga solitudine
E ricordo il tempo
Suona un apparecchio alla parete
Qualcuno attende alla mia porta che io apra
Spalanchi questo scrigno
I miei ricordi di vecchio
Non aprirò che suonino
Oggi è l’ultimo giorno e io sto ancora aspettando
Se almeno mi ricordassi
Quale è il mio nome.
Il mio nome?

26/07/10

Le Pendici della Notte

Sotto il Continuum sfaldato, un'Energia oscura agita i Tentacoli. Le Propaggini penetrano Dimensioni sconosciute, mentre Coni di Luce immobile rischiarano un Luogo dove Spazio, Tempo e Coscienza sono Parole prive di Suono. La Bestia spinge con maggiore Forza, le Crepe sulle Pareti si allargano. Qualcuno urla, tra quelle Pareti curve, ma Nessuno può ascoltare. Rumore muto di Ventose incorporee. La Creatura apre e chiude il Becco, stritolando Particelle di Stabilità. I Cadaveri di Navigatori quantici fluttuano inerti, come Riflessi di Sagome senza Forma, Anima e Colore. I Tentacoli avanzano dentro l’Involucro bianco dei Caschi incrinati. I Cadaveri aumentano. Il Flusso di Morte rafforza la Dittatura oscura, consumando la Biologia residua. Alcuni Cadaveri scompaiono, altri ne sopraggiungono, come Piastrine in Soccorso di una Ferita incurabile. La Notte lascia il Posto alla Notte.

Lasciare svanire il mondo

Lasciare svanire il mondo
Restare appesi ad una corda
Un cappio intrecciato
Fili d’oro
E gemme di organza
Dondolare al suono di una musica
Che viscida scende a valle
Giocare intorno al patibolo
Aspettando il morto
Che tarda affaccendato con la Morte
Una partita a scacchi
Muove il pedone
Ma non la Regina
Questa notte il cielo è rosso
Giocano i bambini e urlano
Il vento infuria e la tempesta è lontana
Il sangue scivola in torrenti
Verso una pozza densa.
Storie strade città
E tutto si consuma
Restano solo pochi fili d’erba
Sporchi di un ricordo
La pioggia sta arrivando
Ogni cosa verrà dimenticata.