05/10/11

Bardo Thodol

Mi osservo dall'alto del soffitto, fluttuando in questa atmosfera densa che disperde i contorni delle cose in un arcobaleno di fatemorgane. Vedo l'osso craniale divelto, l'encefalo bianco come il teschio di un antico Faraone aggredito da una massa di cagnotti guizzanti. Lascio dietro il mio trapasso questi residui genomici nel loro marcire, mentre nuove definizioni del concetto stesso di esistenza si estendono davanti a me. Un tunnel di tenebra si apre poco lontano, impaziente di ghermirmi. Sono molto più interessato all'analisi delle sensazioni, prima di inabissarmi devo trovare una spiegazione di questo freddo pungente che mi assale.