26/04/11

Le Birre Sonnambule - Marco Papa

L’8 marzo 1964, a casa di Ricky, nella sua bella enciclopedia grande e lunga come un treno, ho letto il nome della cosa da cui esce l’urina delle donne: lavùlva. Ricky dice che sarebbe “il cazzo delle donne”, ma io penso che lui si sbaglia. Lavùlva mi sembra che, da piccolo, l’ho vista volare: si tratta di quei batuffoli bianchi che somigliano alle piume ed escono pure, infatti, dai cuscini. Il cielo è pieno di lavùlva. Il cazzo, invece, io non l’ho mai visto volare. Credo che le donne, per non farsela scappare via, si appiccichino lavùlva addosso con la colla.

20/04/11

Composizione:

uccimorboincapsulatato, girandolanaxenorazzacipina, immunomagoassentedone, magmatimorsecavandonitrofuocato, matusalvamofetudirgonassanocanico, pentalienzagustezzopiroso, natumeccanoquanzienteborato, multiapparsidaquanderasvanito di odio, nitrogliceridacquadiscioltolata, vonsidrosantobatuffomixicillina.
Eccipienti: minuscomondocoquadropanico di possiamo, trilidiodicomputocarneplasticellulamixato, metaorrendocurvatico di galassio elettrogiasploso, nolimispaziomatematadessormicina.

19/04/11

Rullio di un treno

Rullio di un treno
Intorno piante imbiancate
Neve incessante e un unico binario verso il nord.

Sul vagone troppo riscaldato una coppia addormentata
Un solitario nobiluomo e un denso silenzio
Profumo di pipa e di lavanda
I passi del capo treno ancora riecheggiano
Tra i sedili di stoffa.

La Hauptbahnhof di Brema era affollata
Un lungo vociare in una lingua aspra
Il ghiaccio sui vetri delle carrozze
E i vetturini infreddoliti nei pastrani di lana grezza
L'alba oltre i tetti della città.

La neve ora ha smesso di cadere e il paesaggio è una manto disteso di bianco
Un albero, una coppia di arbusti e una traccia di orme confuse
Rare tracce di un mondo innevato.

Brema e' ormai lontana
Il nord vicino in questo luogo
Un bambino piange nella carrozza vicina
Un altro rumore, un tonfo
Poi ancora silenzio
Bianca è la linea dell'orizzonte.

Il rullio si fa dolce mentre tutto scivola nel sonno
Grigio nel cielo il sole è un pallido alone
Nella valigia un dispaccio
Alcune carte e nuove guerre
Il Mare del Nord non e' lontano.

L'imperatore aspetta
La neve è tornata a cadere
Il treno pare rallentare
Ancora piange il bambino
E fuori non vi sono più ne arbusti nè alberi
Distesa immota di bianco
E Il binario che piano scompare
Sommerso.

18/04/11

Cuxhaven

La strada che portava al Mare del Nord era nascosta
Coperta di neve, confondeva se stessa col bianco
Delle case, delle rade nuvole e di un gabbiano
Pellegrino nella terra ferma.

Scolaretti correvano disordinati
Inseguiti dalla voce della matrona
E di una religiosa che si segnava ripetutamente
Amen Pater Noster Virgo Maria.
Biondi e slavati i bambini parevano creature invernali
Sbucate dal ghiaccio come relitti di un mercantile naufragato.

Le loro urla si fecero lontane
Un suono di violino riempì l'aria
Esercizi stonati di una giovane in età da matrimonio
Rubiconda e con la lunga treccia ad impacciare l’archetto:
Brema era vicina e molti affari dovevano ancora compiersi
Nel borgo affacciato sul mare

Sbuffava il treno delle dieci per Amburgo
Un getto di grigio oltre le guglie gotiche
E intorno un muro e la piccola piazza
Lì una statua sensualmente supina
Languida giaceva,
Vaga allegoria della libertà di quel tempo.
Una carrozza correva
Con un galoppo confuso sul selciato ghiacciato.

Il mare ancora lontano.
L'indomani la nave sarebbe partita
Lentamente lungo una delle rotte della lega anseatica
Dal porto nuovo verso est o forse il sud
Carica di merci, di marinai
E di bellici dispacci.

Il freddo era pungente
Il pastrano avvolto con un colbacco pesante sulla testa
La linea dell’acqua ancora non si vedeva e il tratto si faceva scivoloso
Un tonfo lontano, forse un tuono
O un cannone a salve
Partivano le navi per New York
Là in fondo a quella via,
Là sul mare del Nord.