22/02/12

Espulsione apparente

Il mondo che non era un mondo si spacca e la biologia si estingue come una parola schiacciata da una tirannia semantica. Nuovi mondi che non diventeranno mondi nasceranno e si moltiplicheranno, fino alla prossima epurazione. Fiotti di materia che non c'era inondano fantasie di ogni tipo, anche quelle che non distinguono tra magia e tecnologia. Il bardo, intanto, è solo, le sue canzoni non si sentono, schiacciate dal rumore della città spezzata. Un mattone colpisce la testa del bardo, il bardo muore. Qualcuno ha sentito l'ultima nota: non la dimenticherà. La coscienza si espande. Le astronavi lasciano il pianeta ma non vanno al di là dell'urlo di morte del mondo che non era un mondo. Geometrie di nulla bruciano atmosfera e satelliti, contaminando di radiazioni aliene l'aria. Il cadavere del bardo ha un sussulto. Un cane con dodici gambe esplode – dodici persone muoiono. La testa del cane vive ancora e cammina su zampe-orecchie. Il cane si ferma, vomita e la chiazza di vomito ha le sembianze del bardo morto. Nella pozzanghera fetida, il riflesso liquido di astronavi di luce gialla vittime di un decollo inutile.

2 commenti:

  1. MERAVIGLIOSAMENTE, INCREDIBILMENTE BELLO QUESTO PEZZO!!!
    Non hai mai scritto nulla di così potente sinora!
    Sono sconvolto dal potere di queste parole...
    Logos

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