29/09/11

Intervista a Marco "Antares666" Moretti su Quaz-Art-it




Ecco l'intervista fatta a me dal carissimo amico Alessio Brugnoli e pubblicata su Quaz-Art, lo spazio espositivo virtuale ideato per dare visibilità alle avanguardie artistiche. Colgo l'occasione per ringraziare di cuore Alessio e gli altri membri della Redazione di Quaz-Art, facendo a tutti loro i miei più sentiti complimenti per la preziosa opera che portano avanti. Per leggerla basta seguire il link qui sotto:


Riporto in questa sede alcuni brevi estratti:

Cos'è per te l'avanguardia? Come potrà evolversi la letteratura italiana? Come può uscire dalla sua torre d'avorio e ricominciare a descrivere la vita?

È avanguardia tutto ciò che si esprime attraverso idee e forme nuove, che nessuno prima avrebbe potuto immaginare, e soprattutti paradigmi, ovvero modi di vedere l'esistenza. Un'associazione incapace di trasmettere paradigmi, penso che non possa essere definita avanguardia. Certo, i rischi sono numerosi: anche un'avanguardia promettente può sclerotizzarsi e finire col decadere fino a disgregarsi in polvere. Occorre evitare di cristallizzarsi in stereotipi e di consumarsi in inutili rivalità interne ed esterne. È indispensabile riuscire a seguire i flussi informativi e a non esserne sopraffatti. A parer mio, ogni prodotto di un'avanguardia deve in qualche modo fondarsi su una forma di Pensiero Forte. Una volta un commentatore mi ha fatto notare che nei miei post c'è qualcosa di medievale e potente che li rende ben diversi dal postmodernismo balbuziente di fronte al concetto stesso di Verità. Quel commento ha molto contribuito ad aumentare la mia sicurezza. Il Pensiero Indebolito che degenera nell'inconsistenza cognitiva non è una buona strada, perché porta alla dispersione entropica. Vedo in Italia esperimenti molto interessanti e meritori, che porteranno di certo a un grande fioritura artistica.

Cos'è il Connettivismo? Che ti ha spinto ad avvicinarti a questo movimento?

Ho incontrato il Connettivismo per la prima volta nel 2004, quando da poco ero diventato un blogger in Splinder. I miei occhi cadevano sempre sui post di Sandro "Zoon" Battisti in homepage, e sentivo lo strano ed oscuro fascino del blog Cybergoth. Sandro "Zoon" aveva fondato il portale insieme a Giovanni "X" De Matteo e a Marco "Pykmil" Milani, e vi aveva pubblicato un sublime Manifesto.

Così agli inizi del 2005 ho cominciato ad apporre come commenti alcuni testi nello stile di Cybergoth, e da ciò è nata la mia adesione al Movimento Connettivista.

Ho subito visto qualcosa di completamente nuovo nello scenario culturale non solo italiano ma anche mondiale: l'aggregazione di memi, ossia di pacchetti di informazione, che si condensavano fino a creare piccoli gioielli, ogni post in pratica era come un universo. Così la mia partecipazione a Cybergoth è divenuta realtà.


Da quel momento in poi è stato un crescendo, una grande espansione, che ha portato il Movimento a molteplici progetti come la pubblicazione della Fanzine cartacea Next, diverse antologie di racconti, la trasmissione musicale Tersicore, edizioni della NextCon ed altro ancora.

Quello che distingue il Connettivismo è la sua natura eclettica, che non si ispira a una forma di pensiero unico imposto con la forza a tutti i suoi membri, ma lascia ad ognuno la possibilità di suonare uno strumento diverso pur contribuendo tutti a una grande sinfonia e alla diffusione dei propri paradigmi.


Perché la Fantascienza? E' veramente una letteratura di idee? Oppure si limita a rappresentare gli incubi e le paure del presente?


La Fantascienza è un mezzo potente per diffondere idee, verso cui purtroppo esistono ancora tenaci pregiudizi: ogni tanto mi imbatto in qualcuno che la ritiene una specie di pornografia.

Di certo è un genere legato indissolubilmente all'incubo, ma questo non ne esaurisce affatto le possibilità espressive. Mi dispiace che per molti l'attrattiva della Fantascienza consista in una serie di feticci, come robot, astronavi, macchinette varie e mostri, senza nulla oltre questa parvenza fenomenica.


Questo feticismo impedisce di guardare gli immensi panorami che si estendono al di là dell'oggetto e di scorgere profondità filosofiche. Quello che ha reso grande Philip K. Dick non sta certo in trovate tecnologiche spesso inverosimili, ma nella sua consapevolezza della natura labile della realtà che diamo per scontata.


Purtroppo noto un'altra tendenza distruttiva: molti si imbarcano in discorsi interminabili sul declino della Fantascienza, arrivando a compiere una specie di improduttivo harakiri spirituale, tediando all'infinito i partecipanti a mille convegni con disquisizioni cervellotiche sulle cause di questa decadenza.

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